Sequacor

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Questa voce ha solo scopo illustrativo e non sostituisce il parere di un medico: leggi le avvertenze.

1 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE

SEQUACOR 1,25 mg compresse rivestite con film

SEQUACOR 2,5 mg compresse rivestite con film

SEQUACOR 3,75 mg compresse rivestite con film

SEQUACOR 5 mg compresse rivestite con film

SEQUACOR 7,5 mg compresse rivestite con film

SEQUACOR 10 mg compresse rivestite con film

2 COMPOSIZIONE

SEQUACOR 1,25 mg Ogni compressa contiene 1,25 mg di bisoprololo fumarato

SEQUACOR 2,5 mg Ogni compressa contiene 2,5 mg di bisoprololo fumarato

SEQUACOR 3,75 mg Ogni compressa contiene 3,75 mg di bisoprololo fumarato

SEQUACOR 5 mg Ogni compressa contiene 5 mg di bisoprololo fumarato

SEQUACOR 7,5 mg Ogni compressa contiene 7,5 mg di bisoprololo fumarato

SEQUACOR 10 mg Ogni compressa contiene 10 mg di bisoprololo fumarato

Eccipienti: vedere il foglio illustrativo.

3 FORMA FARMACEUTICA

Compresse rivestite con film:

SEQUACOR 1,25 mg Compresse rivestite con film, rotonde, bianco
SEQUACOR 2,5 mg Compresse rivestite con film, a forma di cuore, con linea di frattura, bianco
SEQUACOR 3,75 mg Compresse rivestite con film, a forma di cuore, con linea di frattura, bianco crema
SEQUACOR 5 mg Compresse rivestite con film, a forma di cuore, con linea di frattura, bianco giallastro
SEQUACOR 7,5 mg Compresse rivestite con film, a forma di cuore, con linea di frattura, giallo chiaro
SEQUACOR 10 mg Compresse rivestite con film, a forma di cuore, con linea di frattura, arancio pallido – arancio chiaro

Le compresse provviste di tacca possono essere divise in due dosi uguali.

4.1 INDICAZIONI

Trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica, stabile, con ridotta funzione ventricolare sistolica sinistra, in associazione con ACE–inibitori, diuretici ed eventualmente glicosidi cardioattivi.

(Per ulteriori informazioni vedere paragrafo 5.1).

4.2 POSOLOGIA

Il trattamento standard dell’insufficienza cardiaca cronica prevede l’impiego di un ACE–inibitore (o di un bloccante dei recettori dell’angiotensina in caso di intolleranza agli ACE–inibitori), un beta–bloccante, diuretici e quando necessario glicosidi cardioattivi.

I pazienti devono essere stabili (senza insufficienza acuta) quando si inizia il trattamento con bisoprololo.

È raccomandabile che il medico abbia esperienza clinica nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica.

Durante la fase di titolazione e subito dopo si possono manifestare fenomeni transitori di peggioramento dell’insufficienza cardiaca, ipotensione o bradicardia.

Posologia

Fase di titolazione

La terapia dell’insufficienza cardiaca cronica, stabile, con bisoprololo richiede una fase di titolazione della dose.

Il trattamento con bisoprololo deve iniziare con un basso dosaggio da incrementare gradualmente secondo il seguente schema:

  • 1,25 mg una volta al giorno per 1 settimana, se ben tollerato aumentare a
  • 2,5 mg una volta al giorno per la settimana successiva, se ben tollerato aumentare a
  • 3,75 mg una volta al giorno per la settimana successiva, se ben tollerato aumentare a
  • 5 mg al una volta giorno per le successive 4 settimane, se ben tollerato aumentare a
  • 7,5 mg una volta al giorno per le successive 4 settimane, se ben tollerato aumentare a
  • 10 mg una volta al giorno per la terapia di mantenimento

La dose massima raccomandata è di 10 mg una volta al giorno.

Durante la fase di titolazione si raccomanda un attento monitoraggio dei segni vitali (frequenza cardiaca, pressione sanguigna) e dei sintomi indicativi di peggioramento dell’insufficienza cardiaca. I sintomi possono manifestarsi già a partire dal primo giorno di trattamento.

Modifica del trattamento:

Se la dose massima raccomandata non è ben tollerata si consideri una riduzione graduale della dose.

Si raccomanda di riesaminare il dosaggio della terapia concomitante in caso di peggioramento transitorio dell’insufficienza cardiaca, dell’ipotensione o della bradicardia. Potrebbe essere anche necessaria una riduzione temporanea della dose di bisoprololo oppure considerarne la sospensione.

La reintroduzione e/o un aumento del dosaggio di bisoprololo deve essere sempre preso in considerazione solo quando il paziente sarà di nuovo stabile.

In caso di sospensione del farmaco si consiglia una riduzione graduale della dose poiché una sospensione improvvisa potrebbe causare un deterioramento acuto delle condizioni del paziente.

Il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica, stabile, con bisoprololo è generalmente un trattamento a lungo termine.


Compromissione della funzionalità renale o epatica

Non ci sono informazioni riguardo la farmacocinetica di bisoprololo nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica e con compromissione della funzionalità epatica o renale.

Gli aumenti di dosaggio in questi pazienti devono essere fatti con maggiore cautela.


Anziani

Non sono richiesti aggiustamenti della dose.


Popolazione pediatrica

Non c’è esperienza pediatrica con bisoprololo, perciò il suo utilizzo non è raccomandato nei pazienti pediatrici.


Modo di somministrazione

Le compresse di bisoprololo devono essere assunte al mattino e possono essere assunte con il cibo. Devono essere deglutite con del liquido e non masticate.

4.3 CONTROINDICAZIONI

Bisoprololo è controindicato in pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica in presenza di:

  • insufficienza cardiaca acuta o episodi di insufficienza cardiaca scompensata che richiedono terapia inotropa via endovena;
  • shock cardiogeno;
  • blocco atrio-ventricolare (AV) di II o III grado
  • sindrome del nodo del seno;
  • blocco seno-atriale;
  • bradicardia sintomatica ;
  • ipotensione sintomatica
  • grave asma bronchiale o grave malattia polmonare ostruttiva e cronica;
  • grave forma di occlusione arteriosa periferica e sindrome di Raynaud;
  • feocromocitoma non trattato (vedere paragrafo 4.4);
  • acidosi metabolica;
  • ipersensibilità a bisoprololo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

4.4 AVVERTENZE E PRECAUZIONI

Il trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica stabile con bisoprololo deve essere iniziata con una speciale fase di titolazione.

La sospensione della terapia con bisoprololo, specialmente nei pazienti con cardiopatia ischemica, non deve essere fatta bruscamente se non necessario, poiché ciò può aggravare in maniera transitoria le condizioni cardiache.

L’inizio e la cessazione del trattamento con bisoprololo richiede un monitoraggio regolare.

Non c’è esperienza terapeutica con bisoprololo nell’insufficienza cardiaca in pazienti con le seguenti malattie e condizioni:

  • diabete mellito insulino dipendente (tipo I);
  • grave compromissione della funzionalità renale;
  • grave compromissione della funzionalità epatica;
  • miocardiopatia restrittiva;
  • malattie cardiache congenite;
  • malattie valvolari organiche emodinamicamente significative;
  • infarto del miocardio (nei 3 mesi precedenti).


Bisoprololo deve essere usato con cautela in caso di:

  • broncospasmo (asma bronchiale, malattie ostruttive delle vie aeree);
  • diabete mellito con glicemia instabile; i sintomi di ipoglicemia possono essere mascherati;
  • digiuno stretto;
  • terapia desensibilizzante in corso; Come con gli altri betabloccanti, bisoprololo può aumentare sia la sensibilità verso gli allergeni e la gravità delle reazioni anafilattiche. Il trattamento con adrenalina non produce sempre l'effetto terapeutico atteso.
  • blocco atrio-ventricolare di I grado;
  • angina di Prinzmetal;
  • occlusione arteriosa periferica (potrebbe verificarsi un peggioramento dei sintomi specialmente all’inizio della terapia)
  • anestesia generale

Nei pazienti sottoposti ad anestesia generale il betablocco riduce l’incidenza di aritmie e di ischemia miocardica durante l’induzione e l’intubazione, e nel periodo post–operatorio. Viene correntemente raccomandato che un eventuale trattamento betabloccante di mantenimento sia continuato nel periodo peri–operatorio. L’anestesista deve essere informato dell’uso del beta bloccante a causa delle potenziali interazioni con altri farmaci che possono provocare bradiaritmie, attenuazione della tachicardia riflessa e diminuzione della capacità di compensare in via riflessa la perdita di sangue.

Se si ritiene necessario interrompere la terapia betabloccante prima di un intervento chirurgico, l’interruzione deve essere fatta gradualmente e completata circa 48 ore prima dell’anestesia.

La combinazione di bisoprololo con calcio antagonisti del tipo verapamil o diltiazem, con farmaci antiaritmici di classe I e con farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente, è generalmente non raccomandata; per i dettagli fare riferimento al paragrafo 4.5.

Nell’asma bronchiale o in altre malattie polmonari croniche ostruttive che possono causare sintomi deve essere somministrata una terapia concomitante con broncodilatatori.

In singoli casi, in pazienti con asma, può manifestarsi un aumento della resistenza delle vie aeree, quindi può essere necessario un aumento della dose di beta2 stimolanti.

Nei pazienti con psoriasi o famigliarità per la psoriasi, va valutato attentamente il rapporto rischio–beneficio prima della somministrazione di betabloccanti (bisoprololo).

Nei pazienti con feocromocitoma bisoprololo non deve essere somministrato disgiuntamente da un alfa–bloccante.

Durante la terapia con bisoprololo possono essere mascherati i sintomi di una tireotossicosi.

4.5 INTERAZIONI

Associazioni non raccomandate

Calcio–antagonisti del tipo verapamil e in misura minore del tipo diltiazem: influenza negativa su contrattilità e conduzione atrio–ventricolare.

La somministrazione intravenosa di verapamil in pazienti che sono in trattamento con betabloccanti può portare ad una marcata ipotensione e ad un blocco atrio–ventricolare.

Farmaci antiaritmici di classe I (ad esempio chinidina, disopiramide, lidocaina, fenitoina, flecainide, propafenone): l’effetto sul tempo di conduzione atrioventricolare può essere potenziato e l’effetto inotropo negativo può essere aumentato.

Farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente come clonidina e altri (ad esempio, metildopa, moxonidina, rilmenidina): l’uso concomitante di farmaci antiipertensivi che agiscono centralmente può peggiorare l’insufficienza cardiaca mediante una diminuzione del tono simpatico centrale (riduzione della frequenza e della gittata cardiaca, vasodilatazione). La brusca sospensione, in particolare se precedente l’interruzione del beta–bloccante, può aumentare il rischio di "ipertensione rebound".


Associazioni da usare con cautela

Calcio antagonisti diidropiridinici, come felodipina e amlodipina: l’uso concomitante può aumentare il rischio di ipotensione e non può essere escluso il rischio di un ulteriore peggioramento dello stato funzionale della pompa ventricolare nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Farmaci antiaritmici di classe III (es. amiodarone): l’effetto sul tempo di conduzione atrio–ventricolare può essere potenziato.

I betabloccanti topici (ad esempio gocce oftalmiche per il trattamento del glaucoma) possono avere un effetto additivo agli effetti sistemici di bisoprololo.

Farmaci parasimpaticomimetici: l’uso concomitante può aumentare il tempo di conduzione atrio–ventricolare e il rischio di bradicardia.

Insulina e antidiabetici orali: aumento dell’effetto ipoglicemizzante. Il blocco dei recettori beta può mascherare la comparsa di sintomi da ipoglicemia.

Agenti anestetici: attenuazione della tachicardia riflessa e aumento del rischio di ipotensione (per maggiori informazioni relative all’anestesia generale vedere anche paragrafo 4.4.).

Glicosidi digitalici: riduzione della frequenza cardiaca, aumento del tempo di conduzione atrio–ventricolare.

Farmaci anti–infiammatori non steroidei (FANS): i FANS possono ridurre l’effetto ipotensivo di bisoprololo.

Agenti betasimpaticomimetici (come isoprenalina, dobutamina): l’associazione con bisoprololo può ridurre l’effetto di tali farmaci.

Simpaticomimetici che attivano sia i beta– che gli alfa–adrenocettori (come noradrenalina, adrenalina): la combinazione con bisoprololo può smascherare gli effetti vasocostrittori di questi agenti mediati dagli alfa–adrenocettori, portando ad un aumento della pressione sanguigna e ad un peggioramento della claudicatio intermittens. Tali interazioni sono considerate più probabili con i betabloccanti non selettivi.

L’uso concomitante di agenti antiipertensivi così come di altri farmaci con un potenziale effetto di abbassamento della pressione sanguigna (come antidepressivi triciclici, barbiturici, fenotiazine) possono aumentare il rischio di ipotensione.


Associazioni da tenere in considerazione

Meflochina: aumento del rischio di bradicardia.

Inibitori delle monoamminaossidasi (eccetto inibitori delle MAO B): aumento dell’effetto ipotensivo dei betabloccanti ma anche rischio di crisi ipertensive.

4.6 GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gravidanza

Bisoprololo ha effetti farmacologici che possono determinare effetti dannosi durante la gravidanza e/o nel feto/neonato. In generale i betabloccanti riducono la perfusione placentare, che si associa con un ritardo nella crescita del feto, morte intrauterina, aborto o parto prematuro. Nel feto e nel neonato si possono manifestare effetti indesiderati (ad es. ipoglicemia e bradicardia). Se la terapia con betabloccanti è necessaria sono preferibili i betabloccanti beta–1 selettivi. Bisoprololo non deve essere usato durante la gravidanza se non strettamente necessario. In tal caso monitorare il flusso ematico utero–placentare e la crescita fetale. Considerare terapie alternative in caso di effetti nocivi sulla gravidanza e sul feto. Il neonato deve essere strettamente monitorato. I sintomi di ipoglicemia e bradicardia si verificano generalmente entro i primi tre giorni.

Allattamento al seno

Non è noto se il farmaco sia escreto nel latte materno. Perciò l’allattamento al seno non è consigliato durante la terapia con bisoprololo.

4.7 EFFETTI SUL GUIDARE/USARE MACCHINARI

In uno studio clinico, in pazienti con malattia coronarica, è stato osservato che bisoprololo non influisce negativamente sulla capacità di guidare. Comunque, per le variazioni individuali di reazione ai farmaci, la capacità di guidare e di usare macchinari può essere influenzata. Questo deve essere considerato in particolare all’inizio della terapia, in caso di cambiamento della terapia ed in caso di assunzione contemporanea di alcolici.

4.8 EFFETTI INDESIDERATI

Definizioni della terminologia della frequenza::

Molto comuni (≥ 1/10)

Comuni (≥1/100, < 1/10)

Non comuni (≥ 1/1.000, < 1/100)

Rari (≥ 1/10.000, < 1/1.000)

Molto rari (< 1/10.000)

Patologie cardiache:

Molto comuni: bradicardia

Comuni: peggioramento dell’insufficienza cardiaca

Non comuni: disturbi della conduzione atrio–ventricolare.


Esami di laboratorio:

Rari: Aumento dei trigliceridi, aumento degli enzimi epatici (ALAT, ASAT).


Patologie del Sistema Nervoso:

Comuni: capogiri, mal di testa

Rari: sincope.


Patologie dell’occhio:

Rari: riduzione della lacrimazione (da tenere presente nel caso di uso di lenti a contatto)

Molto rari: congiuntivite.


Patologie dell’orecchio e del labirinto:

Rari: disturbi uditivi.


Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche:

Non comuni: broncospasmo nei pazienti con asma bronchiale o anamnesi di malattia ostruttiva respiratoria

Rari: rinite allergica.


Patologie gastrointestinali:

Comuni: disturbi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea, stipsi.


Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo:

Rari: reazioni di ipersensibilità (prurito, arrossamento, rash)

Molto rari: alopecia. I beta bloccanti potrebbero provocare o peggiorare la psoriasi o indurre rash pseudo–psoriasici.


Patologie del sistema muscolo–scheletrico e del tessuto connettivo:

Non comuni: debolezza muscolare e crampi.


Patologie vascolari:

Comuni: sensazione di freddo o formicolio alle estremità; ipotensione

Non comuni: ipotensione ortostatica.


Patologie sistemiche:

Comuni: astenia, affaticamento.


Patologie epatobiliari:

Rari: epatiti.


Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella:

Rari: disturbi della funzione sessuale maschile.


Disturbi psichiatrici:

Non comuni: disturbi del sonno, depressione

Rari: incubi, allucinazioni.

4.9 SOVRADOSAGGIO

In seguito a sovradosaggio (ad es. una dose giornaliera di 15 mg al posto di 7,5 mg) sono stati riportati: blocco A–V di terzo grado, bradicardia, e capogiri. In generale, i sintomi più comuni attesi in caso di sovradosaggio di un beta–bloccante sono: bradicardia, ipotensione, broncospasmo, insufficienza cardiaca acuta e ipoglicemia. Ad oggi sono stati riportati pochi casi di sovradosaggio con bisoprololo (dose massima: 2000 mg) in pazienti, con ipertensione e/o malattia coronarica, che hanno manifestato bradicardia e/o ipotensione; tutti i pazienti sono guariti. C’è un’ampia variabilità individuale di sensibilità ad una singola dose elevata di bisoprololo e i pazienti affetti da insufficienza cardiaca sono probabilmente molto sensibili. E’ quindi obbligatorio iniziare la terapia di questi pazienti con una titolazione graduale secondo lo schema riportato nel paragrafo 4.2.

In caso di sovradosaggio, il trattamento con bisoprololo deve essere interrotto ed instaurata una terapia di supporto e sintomatica. Dati limitati suggeriscono che bisoprololo è difficilmente dializzabile. In base alle azioni farmacologiche attese ed alle raccomandazioni di altri betabloccanti, devono essere prese in considerazione le seguenti misure generali, quando clinicamente richiesto.

  • Bradicardia: somministrare atropina per endovena. Se la risposta è inadeguata, può essere somministrata con cautela isoprenalina o un altro farmaco con proprietà cronotrope positive. In alcune circostanze può essere necessario l’inserimento di un pace-maker transvenoso.
  • Ipotensione: devono essere somministrati liquidi per via endovenosa e agenti vasopressori. Può essere utile la somministrazione di glucagone per via endovenosa.
  • Blocco atrio-ventricolare (II o III grado): i pazienti devono essere monitorati attentamente e trattati con isoprenalina per infusione o potrebbe essere necessario introdurre un pace-maker per via transvenosa.
  • Peggioramento acuto dell’insufficienza cardiaca: somministrare diuretici per via endovenosa, farmaci inotropi, vasodilatatori.
  • Broncospasmo: somministrare broncodilatatori come isoprenalina, farmaci beta-2 simpaticomimetici e/o aminofillina.
  • Ipoglicemia: somministrare una soluzione glucosata per via endovenosa.


DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Ottobre 2012 </div>