Kerlon compresse

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Questa voce ha solo scopo illustrativo e non sostituisce il parere di un medico: leggi le avvertenze.

1 DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE

KERLON 20 mg compresse rivestite

2 COMPOSIZIONE

Ogni compressa contiene: Principio attivo: betaxololo 20 mg

3 FORMA FARMACEUTICA

Compresse rivestite divisibili per uso orale.

4.1 INDICAZIONI

Ipertensione arteriosa di qualsiasi tipo e gravità.

Angina pectoris stabile da sforzo.

4.2 POSOLOGIA

La posologia usuale è di 1 compressa da 20 mg al giorno. L'ora e il tipo dei pasti non influenzano la biodisponibilità di KERLON.

Angina pectoris da sforzo:

la posologia usuale è di una compressa da 20 mg, una volta al giorno. In alcuni pazienti è più opportuno iniziare il trattamento con 10mg/die. In alcuni pazienti è necessario aumentare la dose a 40 mg al giorno.

Posologia in caso di insufficienza renale o epatica:

in caso di insufficienza renale (fino a una clearance della creatinina di 20 ml al minuto) in genere non è necessario adattare la posologia allo stato della funzione renale.

Tuttavia una sorveglianza clinica è raccomandata all'inizio del trattamento fino ad equilibrio dei livelli ematici (4 giorni in media).

In caso di dialisi cronica (ematica o peritoneale):

la dose iniziale raccomandata è di 10 mg/die assunta indipendentemente dal ritmo e dagli orari delle sedute dialitiche.

In caso di insufficienza epatica non sono necessarie modifiche della posologia. Una sorveglianza clinica è tuttavia consigliabile all'inizio del trattamento.

Anziani: vedere 4.4 “Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso”.

4.3 CONTROINDICAZIONI

  • gravi forme di asma e di pneumopatia cronica ostruttiva;
  • insufficienza cardiaca non controllata dal trattamento;
  • shock cardiogeno;
  • blocco atrio-ventricolare di secondo e terzo grado, in pazienti non forniti di "pace-maker";
  • angina di Prinzmetal (forme pure e trattate in monoterapia);
  • disfunzione senoatriale (compreso blocco senoatriale);
  • bradicardia (inferiore o uguale a 45-50 battiti/minuto);
  • forme gravi di fenomeno di Raynaud e malattie vascolari arteriose periferiche;
  • feocromocitoma non trattato;
  • ipotensione;
  • ipersensibilità al betaxololo;
  • precedenti di reazioni anafilattiche;
  • acidosi metabolica;
  • associazione con floctafenina (vedere 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”);
  • associazione con sultopride (vedere 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”);
  • associazione agli lMAO;
  • associazione al verapamil;
  • insufficienza renale grave.

4.4 AVVERTENZE E PRECAUZIONI

Avvertenze speciali

Non interrompere bruscamente il trattamento nei pazienti anginosi: una sospensione brusca può causare turbe gravi del ritmo cardiaco, infarto del miocardio o morte improvvisa.


Precauzioni di impiego

  • Sospensione del trattamento

Il trattamento non deve essere interrotto bruscamente, soprattutto nei pazienti con malattia coronarica. La posologia deve essere progressivamente ridotta nell’arco di una - due settimane, iniziando, allo stesso tempo, se necessario, una terapia alternativa, per evitare un aggravamento della malattia anginosa.

  • Asma bronchiale e pneumopatia cronica ostruttiva

I beta bloccanti possono essere utilizzati solo per il trattamento delle forme lievi: deve essere scelto un beta bloccante selettivo da usare inizialmente a basso dosaggio. Si raccomanda di eseguire i testi di funzionalità polmonare prima di iniziare il trattamento.

Se durante la terapia si verificano degli attacchi, possono essere utilizzati dei broncodilatatori beta 2 agonisti.

Nei pazienti con insufficienza cardiaca controllata da trattamento e comunque in caso di necessità, betaxololo deve essere somministrato con gradualità aumentando la posologia a partire da basse dosi e sotto stretto controllo medico.

  • Bradicardia

Il dosaggio deve essere ridotto se la frequenza cardiaca del paziente a riposo scende sotto i 50-55 battiti/minuto e in presenza di sintomi riferibili a bradicardia.

  • Blocco atrio-ventricolare di 1° grado

In relazione all’effetto dromotropo negativo dei betabloccanti, il betaxololo deve essere somministrato con cautela solo nei pazienti con blocco atrio ventricolare di 1° grado.

Nei pazienti con angina di Prinzmetal la somministrazione dei betabloccanti può aumentare numero e durata degli attacchi. Un beta1-bloccante cardioselettivo può essere usato per le forme minori e miste, a patto che contemporaneamente sia somministrato un vasodilatatore.

  • Malattie vascolari arteriose periferiche

I beta bloccanti possono portare ad un aggravamento delle condizioni in pazienti con malattie vascolari arteriose periferiche (malattia o sindrome di Raynaud, arteriti o arteriopatie croniche occlusive degli arti inferiori).

  • Feocromocitoma

L’uso di betabloccanti nel trattamento dell’ipertensione da feocromocitoma trattato richiede uno stretto controllo della pressione del paziente.

  • Pazienti in età pediatrica

Nella popolazione pediatrica sicurezza ed efficacia non sono state dimostrate. Pertanto l’uso del betaxololo non è raccomandato in pazienti in età pediatrica.

  • Soggetti anziani

Negli anziani si deve usare particolare attenzione iniziando il trattamento con basse dosi e assicurando una stretta sorveglianza del paziente.

  • Pazienti con insufficienza renale

Nei pazienti con insufficienza renale la posologia deve essere adattata in funzione della creatininemia o della clearance della creatinina (vedere 4.2 “Posologia e modo di somministrazione”).

  • Pazienti diabetici (vedere 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione” e 4.8 “Effetti indesiderati”).

Avvertire il paziente perché intensifichi l’autocontrollo della glicemia all’inizio del trattamento. I sintomi premonitori di ipoglicemia, in particolare tachicardia, palpitazioni e sudorazione, possono infatti risultare mascherati.

  • Psoriasi (vedere 4.8 “Effetti indesiderati).

L’impiego dei betabloccanti in pazienti psoriasici deve essere attentamente valutato poichè possono essere associati ad un aggravamento della psoriasi.

  • Reazioni allergiche

Nei pazienti a rischio di gravi reazioni anafilattiche, di qualsiasi origine, specialmente da mezzi di contrasto contenenti iodio, da floctafenina (vedere 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”) o nel corso di terapie di desensibilizzazione, il trattamento con betabloccanti può portare ad una esacerbazione di tali reazioni e ad una aumentata resistenza al loro trattamento con le dosi usuali di adrenalina.

  • Anestesia generale

I betabloccanti attenuano la tachicardia riflessa e aumentano il rischio di ipotensione. La prosecuzione della terapia con betabloccanti diminuisce il rischio di aritmia, di ischemia miocardica e di crisi ipertensive. L’anestesista deve essere informato che il paziente è in trattamento con betabloccanti (vedere anche 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazioni”).

*Se si ritiene necessario sospendere il trattamento, tenere presente che un’interruzione di 48 ore è considerata sufficiente per la ricomparsa della sensibilità alle catecolamine.

*In alcuni casi il trattamento con betabloccanti non può essere interrotto:

  • nei pazienti con insufficienza coronarica e in relazione al rischio derivante dalla interruzione del trattamento, è opportuno continuare la terapia fino al momento dell’intervento
  • in caso di emergenza o quando la sospensione è impossibile, il paziente deve essere protetto dall’ipertono vagale con una adeguata premedicazione con atropina, ripetuta quando necessario.
  • Devono essere utilizzati anestetici il cui effetto di depressione miocardica è il minore possibile. Tenere sempre presente il rischio di anafilassi.
  • Oculistica

Il blocco beta-adrenergico diminuisce la pressione intraoculare e può interferire con i test di screening del glaucoma. L’oculista deve essere informato se il paziente sta assumendo betaxololo. I pazienti in trattamento generale e intraoculare con betabloccanti devono essere controllati in vista di un potenziale effetto additivo.

  • Tireotossicosi

E’ possibile che i betabloccanti mascherino i segni cardiovascolari di una tireotossicosi.

  • Sportivi

Deve essere richiamata l’attenzione degli sportivi sul fatto che questo medicinale contiene un principio attivo che può rendere positivi i controlli antidoping.

4.5 INTERAZIONI

Associazioni controindicate

  • Floctafenina

In caso di shock o ipotensione da floctafenina, i betabloccanti determinano una riduzione delle reazioni cardiovascolari compensatorie.

  • Sultopride

Disturbi dell’automatismo (eccessiva bradicardia) per addizione degli effetti inducenti bradicardia.


Associazioni sconsigliate

Disturbi di contrattilità, automatismo e conduzione (soppressione dei meccanismi simpatici compensatori).

  • Glicosidi della digitale

Associazione che può prolungare il tempo di conduzione atrio-ventricolare e determinare bradicardia.


Associazione che richiedono precauzione

I betabloccanti deteminano una riduzione delle reazioni compensatorie cardiovascolari (l’inibizione beta-adrenergica può essere rimossa, durante l’intervento, usando beta-stimolanti). Generalmente, il trattamento con betabloccanti non deve essere sospeso: l’interruzione improvvisa deve, in ogni caso, essere evitata. Informare l’anestesista sul trattamento in corso con betabloccanti.

  • Calcioantagonisti (bepridil, diltiazem e mebefradil)

Disturbi dell’automatismo (eccessiva bradicardia, arresto sinusale), disturbi della conduzione atrio- ventricolare e insufficienza cardiaca (effetti sinergici).

Disturbi di contrattilità, automatismo, conduzione (soppressione dei meccanismi simpatici compensatori).

Aumento dell’effetto antipertensivo. La pressione deve essere controllata e la posologia dell’antiipertensivo aggiustata se necessario.

Tutti i betabloccanti possono mascherare alcuni sintomi di ipoglicemia, quali palpitazioni e tachicardia. Avvertire il paziente perché intensifichi l’autocontrollo della glicemia, particolarmente all’inizio del trattamento.

Interazioni note con propranololo, metoprololo e nadololo.

Aumento della concentrazione plasmatica della lidocaina con possibile aumento degli eventi avversi neurologici e cardiaci (riduzione del metabolismo epatico di lidocaina).

La posologia della lidocaina deve essere adattata.

Durante il trattamento con betabloccanti e anche dopo la sua sospensione, deve essere eseguito un controllo clinico e elettrocardiografico e possibilmente anche un controllo della concentrazione plasmatica della lidocaina.

  • Mezzi di contrasto contenenti iodio

In caso di shock o di ipotensione da mezzi di contrasto contenenti iodio, i betabloccanti determinano una riduzione delle reazioni cardiovascolari compensatorie. Quando possibile, il trattamento con beta- bloccanti deve essere sospeso prima dell’esame radiografico. Se è essenziale continuare il trattamento, il medico deve disporre dei mezzi di cura intensiva idonei.


Associazioni da considerare con attenzione

  • Farmaci Anti-infiammatori Non Steroidei (FANS)

Riduzione dell’effetto antipertensivo (inibizione da parte dei FANS delle prostaglandine vasodilatatrici e ritenzione di sodio e acqua con i FANS pirazolonici).

  • Calcioantagonisti: diidropiridine come la nifedipina

Ipotensione, insufficienza cardiaca nei pazienti con insufficienza cardiaca latente o non controllata (effetto inotropo negativo delle diidropiridine “in vitro” di grado diverso in funzione del prodotto considerato e probabile addizione all’effetto inotropo negativo dei betabloccanti). La presenza di un trattamento beta-bloccante può anche minimizzare la reazione simpatica riflessa, chiamata in gioco da ogni eccessiva ripercussione emodinamica.

  • Antidepressivi imipramino-simili (triciclici), neurolettici

Aumento dell’effetto antipertensivo e rischio di ipotensione posturale (per effetto additivo).

Riduzione dell’effetto antipertensivo (ritenzione idrosodica con i corticosteroidi).

Rischio di bradicardia (per effetto bradicardizzante additivo).

Rischio di riduzione dell’effetto dei betabloccanti.

  • I pazienti che devono sospendere la terapia con clonidina e che stanno assumendo contemporaneamente un agente betabloccante, devono essere attentamente monitorati per il controllo dell’ipertensione. Sospendere il betabloccante diversi giorni prima di una graduale riduzione del dosaggio di clonidina

4.6 GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO

Gravidanza

Teratogenicità: Studi effettuati su numerose specie animali non hanno messo in evidenza alcun effetto teratogeno del KERLON.

Ad oggi nessun effetto teratogeno è stato riferito nell’uomo.

I beta bloccanti riducono la perfusione placentare, ciò può determinare la morte intrauterina del feto, parti immaturi e prematuri. Inoltre, si possono verificare nel feto effetti avversi in modo particolare ipoglicemia e bradicardia.


Periodo neonatale

Se la madre è in trattamento con betabloccanti l’azione persiste nel neonato per molti giorni dopo la nascita: esiste un aumentato rischio di complicazioni cardiache e polmonari nel neonato, nel periodo post- natale. Se insorge insufficienza cardiaca, è necessaria l’ospedalizzazione del neonato in una unità di cura intensiva (vedere 4.9 “Sovradosaggio”) dove deve essere evitato l’uso di espansori plasmatici (rischio di edema polmonare acuto). Sono stati anche segnalati bradicardia, disturbi respiratori e ipoglicemia. In relazione a ciò si raccomanda di sorvegliare attentamente il neonato (frequenza cardiaca e glicemia dal 3° al 5° giorno di vita) in un reparto specializzato

Pertanto l’uso del betaxololo durante la gravidanzaè sconsigliato, se non quando il beneficio terapeutico supera il possibile rischio. In tal caso l’uso di betaxololo è subordinato al diretto controllo del medico.


Allattamento

Il betaxololo viene escreto nel latte materno. Il rischio che si verifichi ipoglicemia e bradicardia non è stato valutato; di conseguenza, e come misura precauzionale, l’allattamento al seno è sconsigliato per tutto il periodo di trattamento.

4.7 EFFETTI SUL GUIDARE/USARE MACCHINARI

Non esistono studi specifici sugli effetti di betaxololo sulla capacità di guida. E’ necessario tenere in considerazione, quando si guida un veicolo o si utilizza un macchinario, l’insorgenza occasionale di vertigini e affaticamento. Inoltre, tenere presente che il contemporaneo uso di alcolici può influire sulle capacità di reazione.

4.8 EFFETTI INDESIDERATI

La frequenza delle reazioni avverse descritte di seguito è definita attraverso la convenzione MedDRA sulla frequenza: molto comune (≥ 1/10); comune ( ≥ 1/100, < 1/10); non comune ( ≥ 1/1.000, < 1/100); raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000); molto raro (< 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).


Clinici

      • Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo:
        • Rari: reazioni cutanee incluse eruzioni psoriasiformi o esacerbazione della psoriasi (vedere 4.4.2 “Precauzione per l’uso”).
      • Patologie del sistema nervoso:
        • Comuni: capogiri, cefalee.
        • Molto rari: parestesie delle estremità.
      • Patologie dell’occhio:
        • Molto rari: indebolimento della vista.
      • Disturbi psichiatrici:
        • Comuni: astenia, insonnia.
        • Rari: depressione.
        • Molto rari: allucinazioni, confusione, incubi, catatonia, turbe della memoria.
      • Patologie gastrointestinali:
      • Disturbi del metabolismo e della nutrizione:
        • Molto rari: ipoglicemia, iperglicemia.
      • Patologie cardiache:
        • Comuni: bradicardia anche grave.
        • Rari: insufficienza cardiaca, caduta pressoria, rallentamento della conduzione atrioventricolare o intensificazione di un eventuale blocco atrioventricolare.
      • Patologie vascolari:
        • Comuni: estremità fredde.
        • Rari: sindrome di Raynaud, aggravamento di una esistente claudicatio intermittens.
      • Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche:
        • Rari: broncospasmo.
      • Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella:

La comparsa occasionale di porpora trombocitopenica, granulocitopenia, rash o broncospasmo richiede l'interruzione del trattamento e misure adeguate.

Laboratorio

In casi rari è stata evidenziata la comparsa di anticorpi antinucleo, accompagnati solo in casi eccezionali da segni clinici quali lupus eritematoso sistemico e che diminuiscono con l’interruzione del trattamento.

4.9 SOVRADOSAGGIO

In caso di bradicardia o di eccessiva riduzione della pressione arteriosa, devono essere somministrati:

  • atropina 1-2 mg e.v.,
  • glucagone 1 mg, da ripetere se necessario,
  • seguito se necessario da isoprenalina 25 µg per iniezione lenta o da dobutamina 2,5-10 µg/Kg/minuto. In caso di scompenso cardiaco in neonati nati da madri trattate con betabloccanti:
  • glucagone 0,3 mg/Kg,
  • ospedalizzazione in unità di terapia intensiva,
  • isoprenalina e dobutamina: il trattamento prolungato e in generale gli alti dosaggi richiedono un controllo specialistico.


DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Ottobre 2011

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